La nascita della PAC
L’Europa, dalla CEE alla UE, ha avuto un impatto estremamente rilevante sulle politiche agricole nazionali dei singoli Paesi membri, supportandole grazie a politiche e finanziamenti mirati.
Il primo accordo economico europeo venne firmato nel 1957, conosciuto come Trattato di Roma, e ha permesso la creazione della Comunità Economica Europea (CEE), ponendo le basi dell’attuale UE; i primi paesi che vi aderirono furono Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, già membri della Comunità europea del carbone e dell’acciaio.
Gli anni ’60 rappresentarono un periodo di svolta per l’economia europea grazie alla riduzione dei dazi doganali e ai primi incentivi dedicati all’agricoltura.
Nel 1962 venne approvata per la prima volta la PAC, la Politica Agricola Comunitaria, volta a sostenere gli agricoltori europei con finanziamenti derivati dai bilanci CEE e avendo come scopo primario la stabilizzazione dei prezzi e quindi del mercato della CEE.
Gli obiettivi sui quali si fondava la PAC erano (ex. art 39 oggi art.33):
- incrementare la produttività dell’agricoltura sviluppando il progresso tecnico assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure un impiego migliore dei fattori di produzione in particolare della manodopera;
- assicurare così un tenore di vita equo alla popolazione agricola grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura;
- stabilizzare i mercati e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;
- assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori.
La PAC ha influenzato in maniera radicale le attività agricole e il benessere degli agricoltori, ma ha anche creato delle problematiche per alcune politiche non aggiornate o mal gestite, ne sono un esempio le quote latte e i sostegni al comparto zootecnico.
La PAC dagli anni ’50 agli anni ‘80
Il principio fondante di queste politiche era di aumentare le produzioni ed assicurare cibo a tutta la popolazione, in forte espansione.
Vennero istituite le OCM (Organizzazioni Comuni di Mercato) per singolo comparto produttivo, queste comprendevano i cosiddetti prezziistituzionali, fissando prezzid’intervento per il mercato interno e, per gli scambi commerciali con l’estero, restituzioni alle esportazioni e prelievi alle importazioni.
In Italia, tra gli anni ’50 e ’70, gli occupati in agricoltura scesero dal 44% al 17%, queste politiche permisero anche una limitazione all’abbandono dell’agricoltura.
Questo sostegno indiscriminato per l’acquisto di materie prime e macchinari, l’aumento delle tecnologie ed altri sostegni economici portarono, negli anni ’70, ad un surplus produttivo; inoltre aumentarono gli impatti sui terreni agricoli con l’utilizzo sempre più costante di grandi superfici monocolturali come grano, mais, barbabietola e creando discrepanze nelle aree rurali marginali, con minor efficienza produttiva e quindi minor sostegno (meno produci meno sostegno hai).
Negli anni ’80 vennero proposte le prime riforme della PAC, principalmente poiché rappresentava oramai il 70% delle spese totali della CEE, anche per il supporto allo smaltimento delle produzioni eccedenti. Per ridurre le spese e stabilizzare i mercati vennero intraprese alcune politiche di limitazione alle produzioni come le quotelatte, nel 1984, e il principio di corresponsabilità, dove gli agricoltori partecipavano economicamente allo smaltimento delle eccedenze; insieme ad altri sistemi di controllo come gli stabilizzatori finanziari, utili a mantenere i prezzi calmierati.
Nel 1989 la caduta del muro di Berlino permise l’accesso alla CEE da parte dei paesi del Nord-Est; inoltre in seguito al General Agreement on Tariffs and Trade (Gatt), per ridurre le tariffe doganali e altre barriere commerciali internazionali e conclusosi con l’Uruguay Round nel 1994 con la creazione della WTO (World Trade Organization), si cominciarono a proporre possibili nuove riforme per ridurre il protezionismo eccessivo che alcuni Paesi partner imputavano alla CEE.
Gli anni ’90, la svolta della PAC
Con i problemi descritti era necessaria una riforma innovativa ed inclusiva della PAC, volta ad un’armonizzazione sia delle politiche interne europee sia del loro rapporto con le politiche del mercato internazionale.
Nel 1992 con la Riforma MacSharry vennero accolte tali necessità, vennero ridotti i prezzi garantiti, aumentando la competizione con quelli mondiali, tale riduzione veniva compensata con un sostegno al reddito (pagamenti compensativi), non collegato alla produzione ma subordinato all’obbligo di lasciare una porzione di terreno a set-aside, ossia a riposo. Per rendere le idee più chiare si dice che si è passati da pagamenti accoppiati (collegati alla produzione) a pagamenti parzialmente accoppiati (collegati a superficie e capi di bestiame).
Tale riforma portò una maggior sensibilità nell’ambito agricolo, con maggiore attenzione alle risorse naturali, alla protezione ambientale e ai prodotti di qualità; nacquero in questo periodo le certificazioni Dop e Igp e cominciò ad essere adottata l’agricoltura biologica.
Nel prossimo articolo parleremo della PAC dal 2000 ad oggi.
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Biblio-sitografia:
Fonte immagine (Mipaaf)
https://agriregionieuropa.univpm.it/
INEA – Osservatorio sulle Politiche Agricole dell’UE, Maria Rosaria Pupo D’Andrea.