La classificazione
Il termine vitigno indica una determinata varietà di Vitis vinifera, le caratteristiche del vino sono da attribuire sia alla tipologia di vitigno, che all’area geografica, al clima, al terreno e a molte altre variabili. In Italia sono attualmente registrate 545 varietà di vite da vino e 182 varietà di vite da tavola. A livello internazionale i numeri superano le 1300 varietà (2019).
Esistono diverse classificazioni dei vitigni e possono essere basati: sulle qualità organolettiche (aromatici non aromatici), per il colore delle bacche (bianche, nere, rosa e grigie), per la loro origine geografica (es. autoctoni, internazionali e per la loro affinità genetica (es. Moscati, Lambruschi) e ibridi originati dall’incrocio varietale.
Una delle principali classificazioni è stata definita in base alla territorialità e alla loro origine storica.
In base al periodo di maturazione del frutto le cultivar possono essere classificate in:
- precoci, con maturazione tra agosto e settembre;
- medie, maturazione tra settembre e ottobre;
- tardive, maturazione tra ottobre e novembre.
Sulla base anche del prodotto che si vuole ottenere, la raccolta potrà essere anticipata o ritardata rispetto alla classificazione proposta.
Tale suddivisione vede la presenza di:
- vitigni autoctoni: uve originarie o che comunque presentano una presenza storica nel territorio, spesso comprende un’area molto contenuta. Per questi esistono sia zone di origine che zone di coltivazione; ogni vitigno autoctono ha delle caratteristiche univoche come la forma e il colore del grappolo, delle foglie ecc… e conferisce al vino delle proprietà organolettiche specifiche di un determinato territorio.
- vitigni locali: hanno sempre un legame storico con il territorio ma hanno un areale di diffusione maggiore dei precedenti dovuto anche ad una miglior adattabilità a diverse condizioni;
- vitigni nazionali: vitigni originari di una determinata regione ma diffusi in parti o in tutta Italia;
- vitigni internazionali: sono vitigni di origine internazionale diffusi grazie alle capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali. I vini prodotti hanno caratteristiche organolettiche derivanti sia dal vitigno che dall’area di coltivazione e dal terroir, nonché dalla tipologia di vinificazione adottata.
La distribuzione delle cultivar
Sulla base di uno studio eseguito dalla Oiv, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, in Italia il vitigno più coltivato è il Sangiovese, che rappresenta l’8% del vigneto totale, seguito da Montepulciano, Glera e Pinot Grigio (4% a testa) e dal Merlot (3%), mentre gli altri vitigni pesano per il 77%.
In Italia sono presenti circa 666.000 ettari vitati con una produzione al 2020 di 46 Mln di ettolitri.
Le regioni nelle quali viene prodotto circa il 60% della produzione totale italiana sono: Sicilia, Veneto, Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna (Ismea, Federvini).
A livello internazionale la più coltivata è la Kyoho, uva da tavola, che occupa circa 365.000 ettari, rappresentando circa il 44% dei terreni vitati cinesi; segue il Cabernet Sauvignon, da vino, con 340.000 ettari e dall’uva sultanina con 300.000 ettari.
Seguono il Merlot (266.000 ettari), il Tempranillo (231.000), l’Airen (218.000), lo Chardonnay (211.000), il Sirah (190.000), il Grenache Noir (163.000 ettari), la Red Globe (uva da tavola, con 160.000 ettari), il Sauvignon Blanche (121.000), il Pinot Nero (115.000) e l’Ugni Blanc o Trebbiano Toscano (111.000 ettari).
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Bibliografia:
www.coltivazionebiologica.it
www.agraria.org/
www.quattrocalici.it
www.federvini.it
www.oiv.int
www.ismea.it
www.piandellevette.it
www.winenews.it