La Fillossera fa parte della famiglia dei filloseridi, nome scientifico Daktulosphaira vitifoliae, ed è tristemente famosa in Italia poiché intorno al 1860 venne introdotta accidentalmente in Francia. Infatti questo patogeno veniva dai materiali di moltiplicazione di Vitis provenienti dall’America del Nord e diede in inizio ad una delle epidemie più dannose sulle coltivazioni europee.
La fillossera ha quindi decimato numerosi vigneti europei e mondiali. Venne ritrovata per la prima volta nel 1863 dal Prof. Westwood dell’Università di Oxford. Da li ne vennero rinvenuti molti esemplari in Francia e quindi in Italia dove alcuni danni vennero individuati già dal 1875 nelle vicinanze di Lecco, ma solo nel 1879 ne venne accertata la presenza tra Como e Milano. A fine ‘800 era presente in circa 900 Comuni, interessando più di 350.000 ettari di superficie.
Attacca le foglie e le radici della vite, creando sulle prime delle galle e sulle seconde nodosità e tuberosità.
Nella figura l’attuale distribuzione del patogeno.
L’insetto
È un afide di piccolissime dimensioni, oviparo, si alimenta di cellule parenchimatiche e non presenta batteri endosimbiontici obbligati.
I danni si presentano su foglie e radici. Le popolazioni sono avviate annualmente da una femmina fondatrice, con corpo piriforme, gialle con parte anteriore del corpo bruna.
Compie diverse generazioni all’anno e varia il proprio ciclo a seconda della pianta ospite.
Sulla vite americana compie il ciclo completo. Dalla primavera le fondatrici fuoriescono, queste daranno vita alla prima generazione (da qui fondatrici) dall’uovo svernante. Le femmine pungono le foglie che inducono la formazione di galle dove la femmina depone le uova. Da qui nascono le neo-gallecole che origineranno altre generazioni.
Già dalla seconda generazione però, si cominciano a formare, sempre sulle foglie, altre fillossere chiamate radicicole, che si sviluppano a carico delle radici; formano delle generazioni parallele alle gallecole. Queste migrano dalle foglie alle radici dove compiranno le seguenti generazioni.
Per entrambe possono verificarsi anche 8-10 generazioni all’anno.
In autunno si formano altre fillossere, dette sessupare, femmine alate che si spostano sulla porzione aerea per deporre due tipi di uova sulle foglie: maschili e femminili.
Ebbene si! Fino ad ora le generazioni erano unicamente femminili. Le femmine, dopo l’accoppiamento, depongono le uova sui ceppi e sui tralci più vecchi permettendo lo svernamento del patogeno.
Le uova, gialle, e le gallecole, giallo-arancio, possono essere osservate aprendo le galle. Le gallecole e le radicicole sono lunghe circa 1 mm, prive di ali e di colore giallo-verde. Le radiciole hanno un rostro più lungo.
Le sessupare sono provviste di ali, misurano circa 1,5 mm e hanno colore arancio con una porzione nera sul torace.
Sulle viti europee avviene solo parte del ciclo. Infatti si sviluppa solo la generazione radicicola. Si sviluppano le fondatrici ma le galle che formano non riescono a dar vita alle gallecole sulle foglie.
L’afide punge le foglie o le radici formando le galle.
Danni della Fillossera
Come abbiamo visto in America i danni si concentrano sia su foglie che su radici; sulla vite europea invece sono solo a carico delle radici.
In America infatti si osservava la presenza di galle sulle foglie che non si notavano sulla vite europea. Infatti su quest’ultima i danni principali sono relegati alle radici, ciò portava a lesioni con riduzione della funzionalità delle radici e maggior suscettibilità all’attacco anche di altri patogeni. La famosa piaga della fillossera avvenuta in Europa per decenni è stata causata dai danni causati alle radici.
In particolare sulle foglie si notano galle tonde e rugose. Sui rami invece le galle sono nodose e di grandi dimensioni con riduzione della capacità assorbente delle radici.
Difesa
La difesa migliore è stata l’innesto di viti europee su viti americane.
Dal punto di vista agronomico sarà utile eliminare i ricacci al piede.
I principi attivi autorizzati sono due: Acetamiprid e Spirotetramat, Il trattamento può essere ripetuto dopo circa 2 settimane se l’attacco resta importante. Tali prodotti però hanno limitato effetto sia per la biologia del patogeno sia per la limitazione, giusta, al numero di interventi da eseguire.
Fonti immagini:
www.gd.eppo.int
http://www.giornatefitopatologiche.it/, Mori, 6-9 marzo 2018
www.noisiamoagricoltura.com
http://www.viten.net/