Il cambiamento climatico sta causando numerosi problemi alle coltivazioni e alle pratiche agricole.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un riscaldamento globale con un cambiamento spesso radicale dei ritmi naturali. Ciò ha portato ad una sofferenza e ad uno stress importante per le piante che, nonostante siano capaci di adattarsi all’ambiente che le circonda, non sono capaci di farlo in così poco tempo.
Negli ultimi venti anni le temperature sono drasticamente aumentate e ad oggi si stima che l’aumento sia stato di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Un aumento pericoloso che sta già avendo effetti diretti e indiretti in tutto il pianeta.
Questo sta già portando ad un andamento anomalo delle stagioni e ad un cambiamento climatico in diverse aree del globo; alcune aree stanno vivendo lunghi periodi di siccità ed altre lunghi periodi di alluvioni, inondazioni e quant’altro.
In Italia il problema principale è legato alla siccità, anche se i forti temporali e le alluvioni creano comunque ingenti danni. L’assenza di piogge per lunghi periodi causa una riduzione delle potenzialità produttive dell’agricoltura, uno dei motori dell’economia italiana.
Negli ultimi anni abbiamo osservato una riduzione consistente delle precipitazioni anche nei mesi autunnali ed invernali, solitamente più piovosi. L’assenza di piogge porta ad una riduzione dell’accumulo delle riserve idriche, riducendo le capacità dell’ambiente di sopperire ai deficit prolungati. In particolare, per le piante risulta molto pericoloso poiché in inverno è vero che le piante sono in riposo vegetativo ma devono comunque sopravvivere ed accumulare riserve per il germogliamento.
Il ritorno di piogge intense con temporali ed alluvioni peggiora ancor di più la situazione, danneggiando le piante, non permettendo un corretto accumulo idrico e rischiando di lisciviare gli elementi apportati in autunno e inverno.
I problemi, già presenti per l’uomo con periodi dove viene razionata l’acqua, sono all’ordine del giorno in agricoltura; grazie all’innovazione e alla tecnologia c’è oggi la possibilità di ottimizzare gli apporti idrici evitando sprechi ed utilizzando l’acqua nei momenti di maggior necessità.
Già da tempo la questione dell’acqua ha rappresentato uno degli obiettivi di sviluppo e miglioramento per l’agricoltura. Nel tempo sono stati inventati sistemi di recupero delle acque e riutilizzo di acqua piovana, di ottimizzazione degli apporti idrici come l’irrigazione a goccia, utilizzo di sistemi in acquaponica e molto altro.
La sensoristica 4.0 racchiude un insieme di strumentazioni essenziali ai fini del monitoraggio dei sistemi idrici. In particolare, grazie a sensori che calcolano l’umidità del suolo e dell’aria è possibile valutare le condizioni medie ed intervenire solo in caso di deficit oltre soglia.
Tramite il calcolo delle esigenze idriche delle piante, e grazie a questi sensori, è possibile calcolare, ad esempio, l’evapotraspirazione media delle piante, creando dei grafici dove si può osservare l’influenza del calore oppure la capacità di assorbimento delle piante per evitare di giungere a situazioni di stress.
Un altro sistema di monitoraggio dei contenuti idrici di suolo e piante può essere eseguito con le immagini satellitari con le quali è possibile determinare le aree a maggior deficit idrico, limitando le irrigazioni alle sole zone in stress.
Tra i metodi di gestione e riduzione dei consumi idrici c’è anche la riduzione nell’utilizzo di fitofarmaci; infatti, la distribuzione avviene tramite diluizione in acqua e con elevati volumi idrici. La soluzione oltretutto ha un doppio vantaggio, ridurre l’uso di acqua e ridurre l’uso di fitofarmaci o comunque di prodotti contro i patogeni che, soprattutto se chimici, possono essere nocivi se utilizzati in dosi elevate.