Aggiornamento: 8 apr 2021
Origine
Nel corso della storia sono stati pubblicati numerosi studi sullo sviluppo dell’oidio. Già nel 1847 venne segnalata in Francia, in Italia venne segnalata alla fine dell’800.
Venne studiata inizialmente solo la forma asessuata (micelio e conidi) quindi negli anni ’40 vennero isolati per la prima volta i cleistoteci, ossia la forma sessuata (Yossifovitch, 1923).
Le regioni italiane più colpite sono sempre state quelle del Centro-Sud. Negli ultimi anni, con l’aumento delle temperature medie e l’allungamento dei periodi miti e umidi, questo patogeno ha cominciato ad attaccare in maniera più consistente anche i vitigni collinari.
Questo patogeno è meno influenzato dalle variazioni climatiche rispetto, ad esempio, alla peronospora.
L’oidio è conosciuto anche come mal bianco per la produzione di un micelio bianco sopra gli organi attaccati.
Meccanismo d’azione
Come per gli altri funghi descritti negli articoli precedenti si possono distinguere due fasi di sviluppo del fungo: fase di infezione e fase di incubazione.
La prima viene attivata dalle condizioni climatiche favorevoli e rappresenta l’attacco primario; l’incubazione è il periodo che intercorre tra l’infezione e la comparsa dei sintomi.
Durante l’inverno i funghi rimangono in fase di riposo, così come le piante, in attesa di condizioni climatiche favorevoli.
L’oidio di presenta sulla pianta in due forme che possono coesistere: forma ascofora (Uncinula necator), con spore racchiuse in organi detti cleistoteci, e forma conidica (Oidium tuckeri) con sviluppo anche a temperature basse e in presenza di scarsa umidità relativa. La forma ascofora rappresenta la fonte d’inoculo principale delle infezioni primarie.
Sverna sotto forma di micelio nelle gemme dormienti e/o sotto forma di cleistoteci, sulla superficie degli organi colpiti, in particolare nella corteccia dei ceppi. In primavera, le infezioni primarie possono interessare interi germogli che, per il tipico aspetto, sono denominati “tralci a bandiera”.
Trascorso il periodo di incubazione, di 8-12 giorni a seconda delle temperature, compaiono i sintomi originati dalle infezioni ascosporiche.
Per quanto riguarda le condizioni climatiche, il fungo si differenzia in base alla forma biologica:
- forma ascofora: i cleistoteci si aprono con piogge di almeno 2,5 mm e temperatura superiore ai 10° C e bagnatura di circa 15-20 ore;
- forma conidica: con sviluppo anche a temperature basse, a partire dai 5° fino ai 30/35° C, ottimale a 27° C, e in presenza di scarsa umidità relativa (inferiore al 50%).
Danni e difesa
L’oidio si manifesta su entrambe le superfici della foglia, sulla pagina inferiore si può sviluppare molto precocemente con la formazione di macchie traslucide ricoperte da una lieve muffa di colore bianco. Le macchie derivanti dalle infezioni primarie possono essere confuse con le “macchie d’olio” della peronospora.
Se l’attacco è precoce, già prima della fioritura, i piccoli grappoli non riescono a svilupparsi e muoiono. Su acini già formati, questi restano piccoli e meno zuccherini. Non solo, per la differenza di elasticità gli acini dei grappoli si spaccano, diventando suscettibili ad altre infezioni come la botrite.
Sul rachide dei grappoli la malattia si manifesta con allessature e necrosi. Sui tralci le lesioni reticolate impediscono una crescita regolare e, permanendo durante la lignificazione, provocano fragilità e minore resistenza al freddo invernale.
Gli attacchi di oidio riducono la produzione e la qualità del vino a causa dell’attacco sui diversi organi, sia vegetali che riproduttivi. Questi causano la riduzione dell’accumulo di zuccheri che ha un effetto diretto sullo sviluppo della pianta e sull’accumulo di riserve energetiche per la stagione successiva. I danni peggioreranno se si verificherà filloptosi anticipata (caduta delle foglie).
Come per la peronospora, la difesa deve avvenire principalmente tramite una corretta gestione agronomica, tra cui l’uso di forme di allevamento che permettano un arieggiamento della vegetazione, l’esecuzione di operazioni come cimatura e sfemminellatura (potatura verde) ed evitare l’eccessivo uso di azoto in concimazione.
Per combattere l’oidio possiamo identificare due tipologie di azione:
- prodotti di copertura con azione preventiva (es. prodotti a base di zolfo o rame);
- prodotti endoterapici con attività curativa e/o eradicante, in grado cioè di bloccare infezioni di oidio in atto (es. inibitori della biosintesi degli steroli).
Possono agire in modo translaminare (distribuiti sulle foglie e attraversano il mesofillo fogliare) o sistemica (traslocati seguendo i flussi di linfa) distribuiti nelle fasi di sviluppo dove i flussi di linfa hanno una elevata attività.
Le tecnologie hanno permesso un’evoluzione dei sistemi di monitoraggio e controllo dei patogeni.
Elaisian, grazie ai sistemi digitali di supporto alle decisioni, permette di anticipare gli attacchi fino a 10 giorni riducendo drasticamente il numero di interventi, valutando esclusivamente quelli necessari e riducendo anche i costi relativi a prodotti e manodopera.
Questo è possibile grazie all’uso di dati raccolti in campo dalle stazioni meteo, elaborati grazie ad algoritmi adattati alla peronospora e calibrati periodicamente, chee permettono agli agricoltori, grazie ad una WebApp con accesso privato, di avere sempre sotto controllo le fasi di sviluppo dei patogeni e poter essere avvisati nei periodi di maggior presenza del patogeno, avendo anche un supporto sulla decisione del periodo di intervento.
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Bibliografia/sitografia
https://www.informatoreagrario.it/
www.valentepali.com
Angeli & Pertot, 2007. L’oidio della vite. Istituto Agrario di San Michele all’Adige.