L’olivo d’inverno
L’inverno è una stagione di apparente stasi, le temperature diminuiscono sul finire dell’autunno e l’olivo entra in una fase di riposo vegetativo.
L’olivo resiste naturalmente fino a circa -3°C / -5°C ma con temperature inferiori o eventi meteo imprevisti può subire danni anche gravi.
Ricordo come nel 2018 ci fu un evento meteo straordinario con l’arrivo del Buran, un vento freddo dell’Est, che portò le temperature sotto lo zero repentinamente e, in alcuni casi, con forti venti che soprattutto di notte hanno creato condizioni di gelo improvviso. Inoltre in alcune aree la temperatura è rimasta intorno allo zero per alcuni giorni. A Roma nevicò.
Le immagini dei danni che vedrete sono state prese dal sito della Val Trompia, dove i danni furono ingenti, evidenti e descritti attentamente.
Le gelate tardive e i possibili danni
Gli olivi sono piante resistenti, ma sono anche piante originarie di climi miti, tipici del bacino mediterraneo. Nella storia sono diverse le gelate che hanno creato ingenti danni all’agricoltura. In passato si conosceva poco, in termini scientifici, della relazione tra clima e recupero delle condizioni vegetative ottimali. È stato così che produzioni che potevano essere recuperate parzialmente sono state mal gestite facendo perdere anche quella minima produzione, utile in alcuni casi a pareggiare almeno i costi di recupero.
Ma cos’è una gelata tardiva?
La gelata, come si potrà intuire, si verifica in condizioni climatiche invernali dove l’abbassamento delle temperature induce una condizione di raffreddamento dei tessuti vegetali della pianta, arrivando al congelamento di alcune porzioni che non permetteranno più il corretto funzionamento degli organi vegetali.
Questa condizione è direttamente collegata ad eventi pluviometrici e nevicate, alla quantità di acqua presente all’interno dei singoli tessuti, alla loro conformazione e alla naturale resistenza della pianta.
Fino a temperature di -4 / -5°C l’olivo ha una sua naturale resistenza che gli permette anche di resistere a brevi nevicate. Già dai -6°C / -7°C le parti più delicate della pianta, le foglie, cominciano a subire un congelamento con distaccamento del picciolo e filloptosi (caduta).
Con l’ulteriore abbassamento delle temperature, dai -8 °C ca. cominciano a verificarsi danni esterni alle ramificazioni di 1 e 2 anni, indotti anche dalla presenza di umidità e neve.
I tessuti e i vasi interni, essendo più protetti, cominciano a subire il congelamento a circa -9°C, iniziando dalle aree più ricche di acqua. In questa fase i tessuti cellulari collassano, annullando la continuità dei vasi e portando ad una degradazione interna dei tessuti.
Come intervenire
Per semplificare possiamo distinguere 4 diverse condizioni delle piante:
1.Bassa defogliazione, limitati danni a i rami
Per bassa defogliazione si intende una perdita fogliare di circa il 25%-40%, non apportando rilevanti modifiche alla composizione della chioma e riducendo parzialmente l’assorbimento di luce e l’attività vegetativa. I rami di 1 e 2 anni hanno subito parziali lesioni nelle aree più umide.
In queste condizioni si potranno effettuare le normali operazioni di potatura, avendo cura di eliminare le ramificazioni danneggiate che potrebbero risultare poco produttive.
2.Elevata defogliazione, limitati danni ai rami
Per media defogliazione si intende intorno all’80% e più; tale condizione, se accompagnata da una ridotta degradazione dei rami, può portare ad elevate perdite produttive e ad un eccessivo stress della pianta per ridotta formazione delle gemme a fiore. In questo caso si dovrà eseguire una potatura energica di riforma, permettendo l’ingresso di luce all’interno della chioma. Si perderà gran parte della produzione ma già al secondo anno si avrà una produzione pressoché regolare.
3.Elevata defogliazione, danni elevati a i rami
Con una defogliazione superiore all’80% ed un danneggiamento delle ramificazioni principali, sarà necessario operare una potatura di recupero, eliminando le branche fessurate e molto danneggiate. Si dovranno selezionare nuove branche o dovranno essere eliminate le porzioni più danneggiate, cercando di mantenere la struttura di allevamento scelta. Tale potatura ridurrà ampiamente la quantità di biomassa. Negli anni a seguire si potranno selezionare le ramificazioni più vigorose che potranno ricostituire la chioma. Le piante torneranno ad una produzione regolare dopo 3-5 anni.
4.Elevata defogliazione, elevati danni a i rami e danni su corteccia.
In questo caso le piante sono quasi totalmente compromesse, in alcuni casi si potrà intervenire con un taglio al colletto, appena sotto la superficie del terreno (taglio al ciocco) oppure l’estirpazione. La prima scelta è rischiosa poiché al colletto cono presenti spesso carie inattive che possono attivarsi in presenza di vegetazione fresca e potrebbero attaccare i polloni scelti per selezionare la nuova pianta.
Se i danni sono eccessivi potrebbe convenire sostituire le piante provvedendo ad un nuovo impianto dell’oliveto.
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