L’olivo e l’acqua
Circa il 95% dei paesi che praticano l’olivicoltura si affacciano sul Mediterraneo, presentando estati calde e siccitose che, con i cambiamenti climatici, stanno prolungando il periodo di aridità creando diversi problemi alle colture.
Le alte temperature e i ridotti apporti idrici portano le piante in uno stato di parziale quiescenza, che si manifesta tramite la riduzione dell’attività vegetativa a scapito della quantità e qualità produttiva.
L’olivo è una pianta xerofila, ossia adattata ad habitat aridi e, come tale, ha sviluppato dei processi che le permettono di ridurre i consumi idrici: le foglie sono piccole con una spessa cuticola poco permeabile, gli stomi, protetti da peli, sono piccoli e si chiudono in condizioni di siccità prolungata, l’apparato radicale si adatta alle esigenze idriche sulla base delle riserve del suolo.
Il progetto LIFE15 – OLIVE4CLIMATE (2), nell’ambito dei progetti Life dell’UE, ha individuato dei metodi gestionali sostenibili dell’olivo e, tra questi, ha suddiviso i fabbisogni irrigui degli olivi sulla base delle precipitazioni medie annue:
- Con piovosità superiore a 700 mm/anno l’olivo, irrigazione utile in caso di annate con periodi particolarmente caldi e siccitosi durante la stagione vegetativa, funzionale in aree con buona disponibilità idrica;
- Con piovosità compresa fra 500 e 700 mm/anno in coltura asciutta si possono ancora ottenere buoni livelli di crescita e produzione degli alberi, ma l’irrigazione può determinare significativi miglioramenti nello sviluppo e nella fruttificazione delle piante;
- Con precipitazioni inferiori a 400-500 mm/anno l’irrigazione diventa una pratica molto importante, migliorando la crescita vegetativa e la produzione.
Fasi fenologiche e sensibilità agli apporti idrici
Le fasi fenologiche sensibili agli apporti idrici sono:
- differenziazione delle gemme, fioritura. In piante sotto stress aumenta la cascola dei fiori e si ha minore allegagione;
- prima fase di allegagione, accrescimento del frutto fino all’indurimento del nocciolo, la carenza di acqua aumenta la cascola dei frutticini;
- post-indurimento del nocciolo, invaiatura e maturazione si ha un ridotto sviluppo del frutto, con sfavorevole rapporto polpa/nocciolo, diminuzione della resa in olio ed anticipo o ritardo dell’epoca di maturazione
Convenienza dell’irrigazione in olivicoltura
Ad oggi in Italia soltanto il 14% ca. degli impianti è in irriguo (5).
L’irrigazione deve essere gestita oculatamente, evitando sia eccessi che difetti negli apporti e gestendola tramite un piano di irrigazione che calcoli il volume necessario ai fabbisogni delle piante. Il calcolo viene eseguito sulla base di metodi che si basano sia sullo stato idrico del suolo, sia sui contenuti idrici della pianta che sull’evapotraspirazione.
L’irrigazione post-impianto permette l’anticipo della fruttificazione e deve essere eseguita in soccorso per impianti non irrigui in periodi di prolungata siccità.
In fase di produzione permette la riduzione dell’alternanza, l’aumento quantitativo e della pezzatura delle olive, il miglioramento qualitativo di frutti e olio, permette l’inerbimento del terreno soprattutto per terreni suscettibili ai fenomeni erosivi.
La qualità dell’olio è sensibilmente influenzata dall’irrigazione, ad esempio i composti fenolici aumentano al diminuire della disponibilità idrica; la disponibilità idrica, quindi, modifica le sensazioni di amaro e piccante, legate ai composti fenolici, e il profilo organolettico dell’olio (6). La frazione insaponificabile, nell’ambito della quale si riscontrano i biofenoli e i composti volatili, che determinano le caratteristiche sensoriali dell’olio, risulta sensibilmente influenzata dall’irrigazione (7).
L’irrigazione permette l’utilizzo di concimi in fertirrigazione, ossia l’apporto di concimi diluiti nei volumi irrigui distribuiti. Tale tecnica aumenta la specificità di azione dei concimi, potendoli distribuire direttamente vicino alle piante e riducendo i costi e le quantità di prodotto necessari.
I metodi più utilizzati sono:
- irrigazione a goccia: posta a terra e di facile impianto, permette volumi irrigui minimi per la precisione nella distribuzione ma risulta di intralcio per le operazioni da eseguire sul terreno. Infatti oltre a presentare una elevata efficienza dell’uso dell’acqua (pari al 90%), l’irrigazione localizzata consente una distribuzione più uniforme dell’acqua nel tempo e volumi per pianta piuttosto modesti (60-120 litri) (9);
L’irrigazione a goccia può essere sostituita quasi completamente dalla fertirrigazione.
- microaspersione: con ala gocciolante sospesa, di semplice installazione ma crea un effetto battente e viene influenzato dalla ventosità dell’area, riducendone l’effetto in zone molto ventose, infine è da intralcio alle operazioni classiche come potatura e raccolta;
- subirrigazione: presenta costi maggiori rispetto ai precedenti ma ha una maggior efficienza. Costituita da tubazioni interrate ed ali gocciolanti distribuite sulla base della tipologia di allevamento e delle caratteristiche pedoclimatiche.
Necessita di manutenzione periodica soprattutto per l’otturazione dei gocciolatori.
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Fonte:
2) Proietti e Regni, Olive4Climate, Manuale per la gestione sostenibile degli oliveti, 2019
3) Olive4Climate, 2019
4) Olive4Climate, 2019
5) Gucci, Irrigazione, Accademia Nazionale dell’olivo e dell’olio, 2012
6) Gucci, Irrigazione, Accademia Nazionale dell’olivo e dell’olio, 2012
7) Proietti e Regni, Manuale per la gestione sostenibile degli oliveti, Olive4Climate, 2019
8) Fontanazza, Manuale di Olivicoltura, 2008
9) www.irritec.it