Il nome scientifico è Prunus dulcis ed appartiene alla famiglia delle rosacee. È conosciuto, come pianta coltivata, già dal 1600 a.C, proveniente dall’Asia centrale ed occidentale; fu introdotto in Italia dai greci, prima in Sicilia nel V secolo a.C. ed in seguito in tutti i paesi del bacino del mediterraneo sino ad essere stato introdotto nel XVI secolo in America da parte degli Spagnoli.
È una pianta molto longeva che, in natura, può raggiungere gli 8-10 m di altezza con portamento vario, sia con rami pendenti che eretti.
L’apparato radicale è profondo e molto espanso, soprattutto in terreni fertili e sciolti, ricchi di scheletro.
Le condizioni migliori per la coltivazione sono le aree collinari temperate, non tollerano molto le gelate tardive e i ristagni di umidità. I fiori sono molto delicati rispetto ai freddi.
Esistono numerose varietà in Italia ma le più diffuse sono:
- Sativa: con seme dolce ed endocarpo duro e legnoso
- Fragilis: con seme dolce ed endocarpo dolce
- Amara: con seme amaro. L’amaro è dovuto ad un glucoside chiamato amigdalina.
Il mandorlo è tra le piante a fioritura molto precoce, infatti può avvenire già a inizio febbraio nelle zone a clima mite. Inoltre con la variazione stagionale anomala che si riscontra sempre più spesso possiamo assistere a delle fioriture ancora più anticipate con rischi per la produzione soprattutto a causa delle gelate.
L’impollinazione è entomofila ed è importante prevedere la presenza di diverse varietà in campo, sia autosterili che autofertili, necessariamente compatibili tra loro, per permettere l’impollinazione incrociata.
Il declino della coltivazione del mandorlo italiano
La mandorlicoltura nel secolo XX ha visto un decremento continuo delle superfici coltivate a causa dei mandorleti tradizionali con raccolta manuale. Fino agli anni ’50 è stata una delle principali produzioni del nostro Paese. Poi, con l’aumento della meccanizzazione soprattutto negli Stati Uniti, dove hanno puntato molto sulla selezione di varietà ad alta resa, ad una intensiva meccanizzazione, con prezzi bassi e forti strategie di marketing, i prezzi si sono abbassati causando la riduzione del valore della mandorlicoltura italiana.
Oggi, con l’aumento delle conoscenze e la volontà di innovare anche questo settore, la mandorlicoltura sta ottenendo un interesse sempre maggiore nell’agricoltura contemporanea.
Fortunatamente esiste un organo che si occupa dello studio dei frutti a guscio, il “World Nut & Dried Fruit Congress” che osserva ogni anno incrementi produttivi della mandorlicoltura italiana.
La coltivazione del mandorleto
Durante l’impianto del mandorleto si devono prevedere 5-6 metri tra le file e 4-5 metri sulla fila. Le distanze dipendono principalmente dalle dimensioni finali della pianta, dal portinnesto, dalle condizioni idriche del terreno e dall’orografia.
Nei piccoli mandorleti domestici possono anche essere coltivate a forma libera, va comunque impalcata ad un massimo di due metri e verranno mantenuti circa 4-5 rami, questo per facilitare la raccolta e la gestione della pianta.
Generalmente, per impianti di maggiori dimensioni, si scelgono forme di allevamento a globo o volume. La forma a “vaso” è la più diffusa e presenta 4-5 branche con impalcatura a 60-70 cm per facilitare la meccanizzazione durante la raccolta. Entra in produzione al 6° anno, per raggiungere la massima produttività fra i 10 e i 20 anni e declinare dai 50 anni in poi.
Oltre alla forma a vaso viene utilizzata la forma a palmetta, questa viene usata generalmente per piante in filare. La produzione avviene sia in verticale che lateralmente, a differenza del precedente che è a tutta chioma. Si dovrebbe ottenere una impalcatura di circa 80-90 cm e selezionare 3 branche, due verranno disposte e legate lungo il filare, una verrà lasciata libera verso l’alto. Quest’ultima verrà potata negli anni seguenti per avere delle file di rami parallele alle prime; al termine dell’allevamento si avranno otto branche laterali, quattro per lato, parallele tra loro.
Il problema principale dei mandorleti è la luce, come per l’olivo, infatti dove non arriva luce non vengono prodotti i frutti dalla pianta, o prodotti in minima quantità.
Vi racconteremo la potatura ed altre informazioni sul mandorlo in altri articoli in futuro.
Per ora possiamo dirvi che il mandorlo è una pianta con portamenti simili ma variabili, ad esempio alcune sono a portamento chiuso ed altre aperto, pertanto tutte le operazioni gestionali come la potatura di allevamento e produzione saranno tra le più varie a seconda delle necessità varietali.
Info sulla coltivazione del mandorleto