Xylella fastidiosa è un patogeno batterico oramai tristemente diffuso in gran parte del Sud Italia, prevalentemente in Puglia.
Arrivato nel 2008, probabilmente dal Sud America, si è diffuso causando danni ingenti alle coltivazioni olivicole della Puglia. Infatti questo patogeno è un batterio che si diffonde tramite insetti vettori come la sputacchina, Philaenus spumarius, ed altri e quindi di difficile contenimento.
In realtà il primo vero e proprio focolaio è stato rilevato in Puglia nel 2013, prima segnalazione nell’Unione Europea, e l’inizio di una apocalisse del comparto olivicolo del Sud Italia.
La Xylella ha due particolarità che ne hanno permesso la diffusione: viene trasportata da molti insetti vettori, di diverse specie, e può attaccare piante di diverse specie; all’attualità sembra che riesca ad infettare circa 359 specie di piante, soprattutto arboree.
Ad oggi la sua presenza è stata segnalata anche in Francia, Spagna e Portogallo.
A livello mondiale è diffusa in tutta l’America, Nord, Centro e Sud, in Europa ed Asia Occidentale.
L’EPPO (Organizzazione Europea per la Protezione delle Piante) considera Xylella fastidiosa come un organismo da quarantena e l’ha inserito nella lista A1 (OEPP/EPPO, 1989); è un organismo da quarantena anche per il COSAVE (Comutè de Sanidad Vegetal – Sud America) e, limitatamente alla subsp. pauca, anche per gli Stati Uniti.
Ad oggi le piante infette sembra occupino una superficie di circa 750 mila ettari di superficie.
Biologia
Trattasi di un batterio Gram-negativo di difficile coltivazione in laboratorio.
Come detto si diffonde per mezzo di numerosi insetti vettori, molti facenti parte della famiglia delle cicaline, Cicadellidae.
Si localizza nei tessuti legnosi delle piante ospiti colonizzando i vasi xilematici delle piante. Sembra essere molto dipendente dalle temperature, infatti con temperature tra i 25 e i 32°C il batterio ha le condizioni ottimali per lo sviluppo. Le temperature limitanti invece sono al di sotto dei 12-17 °C e superiori a 34°C.
Sviluppandosi all’interno dello xilema, ostruisce i vasi andando a causare i sintomi poi evidenti sia in chioma che a livello radicale.
L’incubazione del batterio può essere anche molto lunga ed arrivare a 1 anno, in altri casi può restare anche asintomatica. Tale condizione risulta di estremo pericolo in vivaio dove la malattia potrebbe essere presente ma non evidente.
I danni causati dalla Xylella si evidenziano in chioma con disseccamenti estesi, su rami isolati, su branche o pianta intera. Ancora con imbrunimenti del legno sui rami più giovani, sulle branche e sul fusto e infine sulle foglie con disseccamenti apicali e/o marginali.
Difesa e controllo
Premettiamo che la lotta si basa su interventi preventivi poiché la lotta chimica risulta inefficace.
Alcuni degli accorgimenti seguiti ma non totalmente efficaci sono stati: l’uso di varietà resistenti, pratiche colturali ed igienico-sanitarie e lotta contro gli insetti vettori.
Un altro metodo di lotta è la rimozione delle piante infette ma anche questa scelta risulta di parziale soluzione.
Uno dei metodi più efficaci, anche se di difficile gestione, è la lotta agli insetti vettori. Tra i prodotti utilizzabili ricordiamo: insetticidi sistemici, soprattutto neonicotinoidi, insetticidi di origine naturale e sostanze repellenti come il caolino.
Infine lo stress è uno dei fattori che indeboliscono di più le piante e le rendono più sensibili alle infezioni batteriche e di altri patogeni. Per evitare stress si dovrà intervenire con pratiche colturali specifiche come: l’eliminazione delle piante morte e devitalizzazione delle radici, monitoraggio delle zone focolaio e delle piante limitrofe, eliminazione piante infestanti ed attaccate dal batterio, trattamenti contro gli insetti vettori.
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